Il Metodo Socratico

book cover alfred adler

L'idea di dedicare una pagina del sito al Metodo Socratico nasce dal fatto che, mentre l'inquadramento teorico è descritto nella parte dedicata ai Principi, questo caratterizza e differenzia la tecnica usata da Adler per curare i suoi pazienti, da quella delle altre scuole di psicoterapia.

Di fatto Adler non parla di metodo socratico; egli dedica ben poco spazio nei suoi scritti alla tecnica di terapia; questa è stata appresa e tramandata dagli autori che hanno avuto l'occasione di lavorare assieme a lui personalmente, in particolare Alexander Mueller e Sofia de Vries; Henry Stein, allievo della de Vries, ha fatto un'opera di minuziosa analisi della teoria e della tecnica adleriana, ed ha usato il termine di metodo socratico in quanto questo definisce molto bene la modalità usata da Adler stesso nel rapportarsi con i suoi pazienti.

Lo stesso Sigmund Freud aveva compreso l'importanza che fosse lo stesso paziente a comprendere il problema, a vederselo addosso arrivando a quello che è universalmente riconosciuto come insight. Tanto che nella raccolta delle lettere indirizzate da Freud a Fliess (Freud S., "Lettere a Wilhelm Fliess", Boringhieri, Torino, 1985, p. 211) si legge in merito all'interpretazione della causa di un disturbo di una paziente: "Ho già intuito la faccenda, ma attenderò a comunicarla, finché la paziente non ci sarà arrivata da sola".

È noto e ampiamente documentato in letteratura che Freud faceva ampio uso della metafora, sia come elemento per giungere all'interpretazione, sia come elemento per comunicare con il paziente, trasmettendogli in questa forma l'interpretazione per favorire l'insight.

Non ci diffondiamo oltre sulla tecnica freudiana, sulla posizione dell'analista rispetto al paziente, sull'interazione tra i due.

Adler, a differenza di Freud, aveva con il paziente un rapporto completamente diverso, si poneva di fronte a lui osservandolo direttamente, interagendo con lui a livello gestuale e verbale.

In questo contesto egli inseriva la tecnica delle domande per portare lentamente il paziente alla comprensione, attraverso la percezione di contraddizioni e al rilievo di elementi importanti da lui non colti, allo scopo di fargli constatare la natura e l'origine del problema.

Questa tecnica originale non si trova negli scritti di Adler che prediligono l'illustrazione della teoria, dell'interpretazione e la comunicazione dei suoi valori filosofici e sociali che hanno ampiamente permeato la sua opera purtroppo interrotta dalla sua precoce scomparsa. Ne discende che molti non conoscono questa modalità di approccio e questa tecnica.

Stein ha appreso la tecnica direttamente dalla de Vries, la quale è stato il suo mentore; ella utilizzava le domande con due finalità: quella di ottenere informazioni per comprendere la meta finale finzionale, il movimento e lo stile di vita del paziente, ma accanto a questa anche quella di fare in modo che il paziente giungesse ad ottenere un insight. La de Vries portava in modo graduale il paziente a trarre conclusioni in merito a quello che di fatto faceva e a quello che avrebbe dovuto fare nella vita.

Il paziente non è il destinatario dell'interpretazione, dei consigli ma partecipa in modo attivo a questo percorso che lo conduce lentamente all'insight. Si attua così un "pensare assieme" che coinvolge paziente terapeuta e che riproduce in modo fedele la natura dell'approccio originale di Adler ai suoi pazienti, approccio dialettico caratterizzato da calore, diplomazia e cooperazione oltre ad una componente ironica che egli sapeva usare abilmente nel rapporto.

Proponendo una serie di domande guidate Adler consentiva al paziente di raggiungere la comprensione della vera natura del problema, del suo stile di vita, degli errori inconsapevoli che lo conducevano nella direzione sbagliata.

Non esiste una tecnica che consenta di mettere in atto questo metodo, ma occorre un approccio di tipo creativo perché ogni successiva domanda nasce dalla risposta alla precedente o da qualche affermazione fatta dal paziente.

Quello che accomunava Socrate e Adler era il coraggio, la capacità di socializzare e l'impegno nella ricerca di una verità, ricerca fatta attraverso il ragionamento. Entrambi aiutavano gli altri a comprendere i loro personali valori ed opinioni e a considerare valori differenti che potessero avere un significato universale. Erano note le loro doti di tatto, di saggezza, di umiltà, di eloquenza e di pazienza. Attribuivano grande considerazione alla libertà, alla responsabilità, al coraggio e all'integrità interiore.

Usando questa modalità Adler, nel rapporto con i suoi pazienti, li portava a vedere la loro lotta per dominare gli altri e l'eccessiva importanza attribuita all'immagine di sé; li aiutava a vedere come gli errori fossero la conseguenza di un interesse sociale carente.

Le domande proposte permettono ai pazienti di pensare per conto proprio e di andare alla ricerca della verità profonda. Ne Socrate ne Adler si proponevano agli altri come delle autorità, ma avevano un atteggiamento di cooperazione, limitandosi a stimolare gli altri a formarsi la loro opinione e a raggiungere le loro conclusioni personali.

Adler svelava l'ideale privato e finzionale di un paziente e lo paragonava all'ideale sociale del senso comune. Aiutava i pazienti a scoprire che l'interesse sociale, la cooperazione e l'aiuto degli altri costituivano per loro stessi un arricchimento e che erano tenuti a ricambiarlo. Aveva un atteggiamento paritario nei confronti dei pazienti, non aveva bisogno di prevalere su di loro nella discussione o di dimostrare loro la propria superiorità, aveva una profonda sensibilità sulle conseguenze che poteva avere il suo rapporto con una persona insicura e scoraggiata.

Adler indagava le conseguenze personali e sociali delle azioni dei pazienti, delineava il loro stile di vita ricollegandolo al prototipo infantile, prevedeva il movimento futuro e anticipava le conseguenze e i risultati a distanza delle azioni del paziente.

La classica tecnica dialettica comporta di elaborare mediante domande che portino ad una conclusione logica oppure a una generalizzazione, trovare le reali definizioni delle cose e fare in modo che gli altri ammettano una serie di punti in modo che la loro accettazione mette in evidenza incongruenza delle loro opinioni.

L'elemento centrale del metodo dialettico è quello di porre un argomento in antitesi con l'altro in modo da produrre un dialogo tra argomenti opposti. La dialettica è razionale e intellettuale, dimostra l'adeguatezza di una posizione facendo in modo che il punto debole di questa sia portato alla luce, comporta un attacco critico alla posizione originale.

Adler aiutava i pazienti a vedere che il conflitto era tra logica privata e il senso comune e faceva questo con un atteggiamento amichevole, caldo, empatico, coinvolgendoli emotivamente. In questo contesto egli inseriva l'incoraggiamento come elemento di supporto per rinforzare i pazienti e aiutarli a fare passi in una nuova direzione, prima di sottolineare i loro errori. Il suo scopo era quello di modificare il funzionamento dei pazienti, non solo il loro pensiero.

Nel primo volume dell'opera pubblicata da Stein (Stein H.T., " Teoria e Pratica: Un Approccio Socratico alla Vita Democratica", in Psicoterapia Adleriana Classica del Profondo, Volume I, Parte Tre, Kindle Books, 2020) il metodo viene ampiamente illustrato e un intero capitolo è dedicato all'argomento; a questo si rimanda per approfondimento.