La struttura della nevrosi

di Alfred Adler

(Originally published in English in Lancet, Vol. 220, pages 136-137, 1931. Re-printed in the International Journal for Individual Psychology, Vol. 1, No. 1, pages 3-12, 1935. Edited for improved readabilty in the CCWAA, 2004.)

La struttura della nevrosi costituisce uno dei problemi più complessi della psicologia. Spesso osserviamo della paura nelle persone senza considerarla una manifestazione di nevrosi. Spesso troviamo anche una certa rigidità di pensiero nelle persone che non sono nevrotiche, ad esempio in individui che danno una grande importanza alle regole ed alle formule. Ma non possiamo considerarlo una caratteristica della nevrosi. Lo stesso vale per altri sintomi nevrotici. Il sintomo stanchezza si manifesta sia nelle persone neurasteniche sia nelle cosiddette persone normali. I sintomi che si osservano in una nevrosi funzionale possono anche essere presenti al di fuori della nevrosi. Ogni essere umano sottoposto a determinate tensioni psichiche reagirà in base alla sua costituzione individuale. In una persona che soffre di paura, possiamo notare varie reazioni come palpitazioni, difficoltà respiratorie, ecc. Le persone normali possono avere questi sintomi. Per loro, una sensazione di insicurezza può portare a spasmi alla gola. Sotto la tensione della paura, altri individui reagiranno con sintomi gastrici, disturbi intestinali o problemi urinari. Per molti individui, la paura si manifesta attraverso l'organo sessuale. In un soggetto particolare, la paura crea eccitazione sessuale. Individui di questo tipo considerano normale una simile reazione e arrivano persino a costruire teorie al riguardo. Ricordiamo quindi che nessuna nevrosi contiene manifestazioni che sono al di fuori dell’ambito della vita psichica umana "normale" e delle sue manifestazioni.

Per mettere in luce il pieno significato di ciò che segue, accennerò qui in breve alle opinioni fondamentali della psicologia individuale, in particolare a quelle relative al suo concetto di mente e di anima. Nel considerare questo argomento, ci spostiamo chiaramente ad un livello transfenomenico. Rifiutando di farlo, Watson e la sua scuola ignorano l'esistenza e il significato dell'anima. Altre scuole hanno un punto di vista puramente meccanicistico su questi argomenti, eliminando così la mente e la vita psichica. In senso stretto, questo è impossibile perché la parola "psicologia" significa scienza dell'anima. Molti si definiscono psicologi mentre in realtà sono fisiologi e, in base alla loro formazione scientifica, eliminano il concetto di anima o lo pensano in modo meccanicistico. Lo psicologo, tuttavia, dà per scontato che una concezione di base della vita psichica includa le varie manifestazioni della personalità. Mentre organizza queste manifestazioni in un ordine e in una direzione definiti, ha bisogno di una visione speculativa per comprendere il contesto dei dati che può condurre oltre il terreno dell'esperienza. Ma anche qui, nella sfera che sta al di fuori dell'esperienza immediata o tangibile, nessuna prova preclude la presupposizione della vita psichica o ne confuta l'esistenza. Supponiamo, quindi, che l'anima faccia parte della vita.

La caratteristica più importante della vita è il movimento. Ciò non significa che gli esseri viventi non possano trovarsi in uno stato di immobilità, ma che la dimensione del movimento è presente finché esiste la vita e che tutta la vita psichica può essere interpretata in termini di movimento. Quindi, tutti i fenomeni che riguardano la vita psichica possono essere visti come relazioni spazio-tempo. Osserviamo questi movimenti e li vediamo come una forma di statua di ghiaccio in riposo, per così dire. Quando osserviamo l'espressione psichica come movimento, ci avviciniamo alla comprensione del problema; poiché la principale caratteristica di un movimento è che deve avere una direzione e quindi una meta. Inoltre, questa direzione verso la quale procede ogni movimento psichico non potrebbe esistere se l'intera vita psichica non avesse una meta, che è nel caso di ogni individuo, determinabile e in grado di essere definita, anche se l'individuo stesso non è in grado esprimerlo in modo chiaro. In relazione a questo, possiamo notare che abbiamo nella nostra coscienza molte impressioni che non sono concetti chiaramente definiti e che, in determinate circostanze, possiamo esprimere. A questo proposito, alcuni concludono erroneamente che se esprimiamo il non compreso con parole, lo abbiamo spostato dal dominio dell'inconscio al conscio, che certo non è il caso.

Ho detto che ogni movimento ha una meta. "Pulsioni" e "tendenze naturali", come le pulsioni sessuali, ad esempio, non hanno alcuna direzione. Questi concetti astratti non possono quindi essere utilizzati adeguatamente per la comprensione degli eventi psichici. La direzione che sembriamo osservare in questi impulsi è semplicemente la direzione impartita loro dal movimento dell'individuo-come-unità verso la sua meta. Il movimento verso una meta evidenzia uno schema unificato. Questa meta rende l'intera vita psichica un'unità. Di conseguenza, ogni parte del movimento psichico contiene la lotta per raggiungere questa meta; pertanto, la meta diventa parte dell'unità. Dobbiamo quindi concludere che comprendiamo una parte della vita psichica solo quando la concepiamo come parte di un'unità, procedendo lungo lo stesso percorso verso la stessa meta con altre caratteristiche dell'individuo. Nell'applicazione pratica della psicologia individuale, questo punto di vista è della massima importanza. Quindi, comprendere la vita psichica comporta comprendere come ha origine la meta.

Troviamo la lotta verso una meta o un obiettivo ovunque nella vita. Ogni cosa si sviluppa "come se" si stesse sforzando di superare tutte le imperfezioni e di raggiungere la perfezione. Questa urgenza verso la perfezione viene chiamata "meta di superamento delle difficoltà", ovvero lotta per il potere. Il linguaggio è inadeguato per esprimere l'intera gamma di interpretazioni di ciò che significa "superare le difficoltà". L'interpretazione varia con ogni individuo perché la meta di ogni individuo è diversa. Se diciamo che un tale sforzo è per il "potere" o la "forza", o per "sfuggire alla realtà", abbiamo fatto delle tipiche generalizzazioni che non forniscono la visione chiara di un caso particolare, individuale. Ma abbiamo conquistato un punto. Abbiamo chiarito il campo in esame e dobbiamo quindi restringere il significato in modo da poter percepire la particolare direzione di movimento dell'individuo in questione. Per questo abbiamo bisogno di esperienza, prontezza e di un esame strettamente critico, obiettivo e imparziale di ogni singolo caso.

I fenomeni a cui alludiamo implicano l'esistenza contemporanea di una situazione negativa e positiva nello stesso individuo, cioè un sentimento di inferiorità e allo stesso tempo uno sforzo per superare questa inferiorità. Il sentimento di inferiorità può manifestarsi in mille modi, ad esempio, come lotta per la superiorità. Sorge quindi la domanda di come si costituisce la meta fittizia o la finzione guida.

Riconosciamo che ogni bambino nasce con capacità diverse da quelle di qualsiasi altro bambino. Ci opponiamo agli insegnamenti circa l’"ereditarietà" e ad ogni altra tendenza a sovrastimare il significato della disposizione costituzionale perché ciò che conta non è quello con cui siamo nati, ma quello che facciamo di tale corredo. Dobbiamo ancora chiederci: "Chi lo usa?" Per quanto riguarda l'influenza dell'ambiente, chi può dire che le stesse influenze ambientali vengono acquisite, elaborate, assimilate e che ad esse due persone rispondono allo stesso modo? Per comprendere questo fatto, dobbiamo presupporre l'esistenza di un'altra forza ancora: il potere creativo dell'individuo. Siamo stati portati ad attribuire ad un bambino un potere creativo, che traduce tutte le influenze su di lui e tutte le sue capacità in movimento verso il superamento di un ostacolo. Il bambino sente questo potere come un impulso che dà alla sua lotta una certa direzione. Tutti i fenomeni nella vita psichica di un bambino mirano a superare la sua posizione di inferiorità; di conseguenza, le opinioni di coloro che credono nell'influenza "causale" dell’"ereditarietà" da un lato, o dell’"ambiente" dall'altro, come complete spiegazioni della sua personalità, sono rese insostenibili dall'assunzione di questo potere creativo del bambino. L'azione nel bambino manca di direzione fintanto che non è stato compreso nel movimento verso la meta che crea in risposta al suo ambiente. Questa risposta non è semplicemente una reazione passiva, ma una manifestazione dell’attività creativa da parte di un individuo. Il tentativo di fondare la psicologia sulla base delle sole pulsioni è vano, se non si prende in considerazione il potere creativo del bambino che dirige la pulsione, le dà forma e le fornisce una meta significativa.

Tuttavia, alcuni fattori influenzano il bambino, portandolo a modellare la sua vita in una certa direzione. Questi fattori non sono principalmente agenti causali, ma piuttosto fenomeni allettanti e stimolanti. L'atteggiamento nei confronti di questi fattori varia ampiamente nei diversi individui. Nessuna regola matematica potrebbe insegnarci come utilizzare correttamente tutto ciò che possediamo. Tuttavia, la ricerca senza pregiudizi non osserva la disposizione o la costituzione che gli individui possiedono, ma l’'"uso" che fanno di ciò che possiedono. Come ho indicato, questi fattori sembrano opportunità allettanti o stimolanti per l'individuo. Faremmo un errore a ritenere che agiscano come cause, poiché con una ricerca più approfondita, vediamo che individui diversi fanno un uso diverso degli stessi stimoli. Pertanto, siamo giustificati nel ritenere che su base meramente statistica, probabilmente evocheranno in un individuo certi usi tipici di essi. Questo è quanto possiamo capire. Qualsiasi affermazione che vada oltre possiamo considerarla un po' poco scientifica. In altre parole, qui entra in gioco il fattore creativo, che dobbiamo allenarci per capirlo meglio.

Come risultato della nostra esperienza, sappiamo che un bambino con organi inferiori si sentirà inadeguato per i compiti della vita e percepirà una situazione negativa più intensamente rispetto al bambino medio. Questo è significativo perché la nostra esperienza conferma che quando un bambino si sente particolarmente insicuro in una situazione negativa, i risultati sono sorprendenti e mostrano una maggiore tendenza verso una situazione positiva. Queste osservazioni si applicano ai bambini nati con organi di senso, struttura del cervello o ghiandole endocrine inferiori. La debolezza organica non funziona necessariamente come una situazione "negativa", ma il bambino sperimenta la debolezza della sua dotazione organica per compiti sociali di medio livello e si sente spinto a riorganizzarla di conseguenza.

Fondato su un vissuto di inferiorità d'organo, il tentativo di superare il senso di inadeguatezza assume molte forme. Alcuni individui cercano di eliminare i problemi; alcuni si comportano in modo da evitarli. Evitando i problemi, alcuni si sentono sollevati e quindi più sicuri. Altri combattono e lottano con il loro problema, ad esempio i soggetti mancini, e si adattano più risolutamente alle influenze esterne. Il risultato dipende dal potere creativo dell'individuo che si sviluppa verso l'esterno senza una regola ad eccezione di questa: che la meta determinante è sempre il "successo". Ciò che costituisce successo per lui dipende dall'interpretazione individuale che dà alla sua posizione. Durante i primi tre o quattro anni di vita, il bambino costruisce il suo modello di vita. Ha quindi diretto la sua meta reale, stabilendo il modo in cui superare i suoi problemi. Da quel momento in poi, possiamo percepire nel suo atteggiamento il risultato di questo processo di formazione creativa delle mete. Queste mete hanno milioni di variabili. Differiscono tra loro, metaforicamente parlando, per colore, forma, ritmo e intensità.

Un secondo gruppo di individui mostra uno schema di vita simile a quello dei bambini affetti da inferiorità d'organo: quelli che sono stati viziati durante l'infanzia. Quanto più ho approfondito il problema della nevrosi e cercato i casi presentati, tanto più chiaramente sono arrivato ad osservare che in ogni individuo che ha una nevrosi si può trovare un certo grado di viziatura. La dipendenza da un'altra persona per la soluzione di un problema o l'esecuzione di un compito ha un'influenza determinante su un individuo. Ma non dobbiamo pensare alla viziatura in modo troppo generico. Quando parliamo di un bambino viziato, non intendiamo un bambino che è semplicemente amato e coccolato, ma piuttosto un bambino i cui genitori gli stanno sempre addosso e si assumono tutte le responsabilità per lui, togliendogli l'onere di adempiere a qualsiasi compito e funzione che potrebbe svolgere. In tali circostanze, il bambino si sviluppa come un parassita e cresce come una delle innumerevoli varietà di soggetti, che vanno da quelli non inclini ad accettare qualsiasi suggerimento o influenza da parte degli altri a coloro che cercano sempre assistenza. Tra questi estremi esistono innumerevoli differenze di tipi e di forme. Vorrei evitare un facile errore, tuttavia, sottolineando che lo stile di vita viziato non dovrebbe essere inteso come derivante semplicemente dall'atteggiamento dei genitori o dei nonni, ma come qualcosa che lo stesso bambino crea. Può produrre questa situazione anche quando nessuno lo ha realmente viziato. L'atteggiamento esigente del bambino provoca la viziatura.

Un terzo gruppo è costituito da bambini trascurati, da figli illegittimi, indesiderati o brutti. La sensazione di essere trascurati è, ovviamente, relativa. Le circostanze esterne possono fornire un contributo e più tardi nella vita, ogni bambino viziato si troverà automaticamente in situazioni che lo fanno sentire trascurato.

La struttura di base di base che unisce tutti questi tipi inizia con una sensazione di insicurezza. Questa sensazione di insicurezza e di inadeguatezza caratterizza tutti i fallimenti. Dal modo in cui tentano di risolverli, possiamo giudicare quanto bene le persone delle tre categorie siano pronte ad affrontare i problemi, che sono sempre di natura sociale. Tutti i problemi coinvolgono altre persone. Per fornire un dato chiarificatore, possiamo classificarli come problemi di relazioni sociali, professionali o amorose. La loro soluzione dipende, di conseguenza, da quanto un individuo è pronto a entrare in contatto con i suoi simili. Tutti i fallimenti - bambini problematici, neurotici, psicotici, alcolisti, pervertiti sessuali, suicidi, criminali, ecc. - derivano da un addestramento inadeguato del sentimento sociale. Essendo esseri non cooperativi e solitari, asociali se non antisociali, vanno contro il resto del mondo. Questo punto di vista tende a rendere la Psicologia Individuale una psicologia di valutazioni. Cosa significa questo? L'implicazione di vasta portata è che solo l'individuo preparato alla cooperazione sociale può risolvere i problemi sociali che la vita impone. La "legge del movimento" dell'individuo deve includere un certo grado di impegno alla cooperazione. Dove manca, troviamo i "fallimenti". Ho già dimostrato che questa inclinazione alla cooperazione e alla realizzazione sociale non è stata adeguatamente sviluppata nei bambini che si sentono insicuri. Questi soggetti insicuri strutturano uno stile di vita che mostra una mancanza di interesse sociale, perché un individuo insicuro è sempre più interessato a sé stesso che agli altri. Non può allontanarsi da sé stesso.

Non possiamo sottolineare in modo eccessivo che al nevrotico manca l'interesse per gli altri, l'interesse sociale. Non dobbiamo essere interpretati male da parte di alcuni neurotici che sembrano essere caritatevoli e desiderano cambiare il mondo intero. Questo desiderio può essere semplicemente una risposta a una situazione percepita come inferiore. Laddove la situazione negativa è forte, anche la lotta per superarla sarà forte. Possiamo anche sentirlo negli organi del corpo umano, poiché dove l'ostacolo da superare è grande, anche la tensione è grande. Il nevrotico colloca la meta della sua realizzazione troppo in alto. Proprio come nel caso di un individuo normale, si collega alla sensazione di valore personale. Il sentimento di valore personale può essere derivato solo dal successo, dalla capacità di "superare le difficoltà". Una mancanza di sentimento sociale prevale nella legge di movimento del nevrotico e diminuisce la sua capacità di "superare le difficoltà". Questa mancanza non è così grande nel nevrotico come nel criminale. Il criminale è più attivamente consapevole delle persone simili a lui, ma si oppone a loro nello stesso tempo. Il nevrotico non si oppone apertamente a loro, ma concentra i suoi sforzi nel saggiare e utilizzare o sfruttare il sentimento sociale degli altri. Questo è caratteristico di tutti i nevrotici, così che nella struttura di una nevrosi troviamo l'utilizzo del sentimento sociale degli altri e contemporaneamente l'interruzione della partecipazione cooperativa di un individuo con un "ma". Questo "ma" riassume tutti i sintomi nevrotici. Offre un alibi al nevrotico. Il nevrotico vive secondo la formula "sì, ma", che gli impedisce di andare avanti verso la realizzazione. La stima del suo valore, quindi, dipende dal contributo di un'altra persona, non dalla sua capacità di superare un ostacolo o dai propri risultati. Abbiamo lo stesso punto di vista anche quando consideriamo la nevrosi funzionale. In questi casi, abbiamo a che fare con una varietà di emozioni, come ansia, insicurezza, ipersensibilità, rabbia, impazienza, avidità, ecc. Tutte queste emozioni derivano dal vivere al di fuori dell'ambito della cooperazione. La tensione in cui vive il nevrotico gli permette di sviluppare facilmente uno stato di intensa emozione. Questa tensione si fa sentire nel punto di "minima resistenza" e gli effetti caratteristici si manifestano in quei luoghi che ho menzionato prima, ad esempio stomaco, vescica, intestino, cuore, ecc.

Per cui arriviamo a vedere che la nevrosi funzionale può essere compresa solo quando guardiamo all'individuo come unità. Il nevrotico è un individuo posto in una situazione di esame, che cerca di risolvere i suoi problemi nell'interesse della propria ambizione personale piuttosto che nell'interesse del benessere comune. Questo vale per tutte le nevrosi. Hanno origine dalla tensione psichica di un individuo che non è socialmente ben preparato, quando affronta un compito che richiede per la sua soluzione un sentimento sociale maggiore di quello che è in grado di fornire.

La vera natura dei cosiddetti fattori organici nella nevrosi diventa più chiara quando l'individuo si trova in una situazione di esame. Qui gioca un ruolo l'interpretazione che l'individuo attribuisce alle proprie qualità. Non crediamo che un nevrotico sia incapace di risolvere quei problemi di fronte ai quali si abbatte, ma riconosciamo che non ha ancora acquisito la quantità di sentimento sociale necessaria per ottenere una soluzione abbastanza corretta. Non possiede sufficiente "vicinanza", cioè capacità di entrare in contatto con gli altri. Sviluppa quindi quella tensione psichica che può essere trovata in chiunque si senta insicuro. Questa tensione influenza tutto il corpo e la vita psichica e differisce da individuo a individuo. Colpisce coloro che sono intellettualmente molto interessati alle regole, alle formule e alle idee. Possiamo osservarla più chiaramente nella nevrosi compulsiva e nella paranoia. Per quanto riguarda gli altri, come nelle nevrosi ansiose e nelle fobie, la sfera emotiva della vita psichica viene attivata.

Voglio anche sottolineare il fattore ambientale. Sebbene i fattori organici e ambientali abbiano un ruolo in ogni sintomo nevrotico, il vero impatto dell'ambiente può essere compreso solo quando consideriamo l'intero individuo nell'espressione del suo stile di vita. Il terapeuta deve mettersi al posto dell'individuo per vedere che per questa persona in particolare una certa situazione sembra troppo difficile.

Di recente, è venuto da me un paziente che era stato precedentemente trattato con successo fino a un certo punto da un altro psicologo individuale. Prima del suo precedente trattamento, per lui l'eccitazione sessuale era possibile solo in presenza di animali. Discutere sul perché avesse scelto gli animali sarebbe interessante, ma non posso in questa sede trattare di quell'aspetto del suo stile di vita. In ogni caso, a causa di un forte sentimento di inferiorità, aveva escluso la normale fase di una relazione d'amore. Questa esclusione è caratteristica di tutte le perversioni sessuali. Quando venne da me, aveva intenzione di sposarsi. Disse: “Voglio sposarmi, ma ora sorge il problema di confessare alla mia futura moglie cosa è successo prima. Se lo faccio, sono sicuro che mi rifiuterà." Questo rifiuto è esattamente quello a cui mirava. Voleva un'altra scusa per eludere la soluzione del problema dell'amore. Gli ho detto: “Non dovresti confessare a ogni persona tutti gli eventi spiacevoli nella tua vita di cui non sei davvero responsabile. È ingiusto e non è di buon gusto parlare di certe cose. È solo l'ultimo residuo della tua paura che ti fa pensare di parlarne con la tua fidanzata. Devi aspettarti che altre persone tendano a fraintendere ciò che desideri raccontare." Lo ascoltò e comprese lo scopo della sua determinazione a confessarlo alla sua fidanzata. Spero che la sua maggiore comprensione gli abbia permesso di liberarsi della sua paura del problema dell'amore.

Se comprendiamo la legge del movimento dei neurotici, scopriremo che in ogni paziente predominano la fase mentale (nevrosi compulsiva), la fase emotiva (nevrosi d'ansia) o la fase motoria (isteria), sebbene anche gli altri processi psichici siano sempre presenti in modo dinamico. Nel trattamento di questi casi, però, dobbiamo individuare chiaramente e in modo preciso l'intero processo psichico. Non ci sono casi puri. Ci sono solo casi misti in cui possiamo vedere che emerge in primo piano in un certo momento un aspetto, in un altro momento un altro aspetto dell'intero processo psichico. Le persone che non comprendono a sufficienza questa predominanza di un aspetto della vita rispetto all'altro parlano spesso di "inconscio". L'inconscio, tuttavia, non è altro che quello che non siamo stati in grado di formulare in concetti chiari. Questi concetti non si nascondono in alcuni recessi inconsci o subconsci delle nostre menti, ma sono quelle parti della nostra coscienza di cui non abbiamo ancora compreso appieno il significato.

Se focalizziamo la nostra attenzione sulla meta, sulla direzione e sulla forma del "movimento" di un individuo, che da solo ci fornisce la vera comprensione di questi, troviamo tra i nevrotici diversi tipi di "movimenti". Innanzitutto, il complesso di distanza evidenzia un tentativo di usare la distanza come protezione. Per alcuni neurotici, quindi, la caratteristica più sorprendente è che si tengono a una distanza significativa dalla soluzione del problema con cui si confrontano. Possono creare questa distanza per mezzo dell'isteria, di uno svenimento, dell'indecisione, della tendenza a dubitare, ecc. Ma tutti questi sintomi non hanno altro significato che un tentativo di rimanere fermi in un mondo che si sta muovendo. Se un individuo non può decidere se deve fare questo oppure quello, una cosa è certa: non si muove. Possiamo anche vedere chiaramente questo tenersi a distanza nelle nevrosi d'ansia. Le nevrosi funzionali sono anche in grado di impedire a una persona di risolvere problemi sociali. Così, un individuo può essere costretto a urinare proprio quando sta per andare a una festa. Inoltre, le nevrosi compulsive sono ben costruite per determinare questa "distanza", provocando di conseguenza una battuta d'arresto, ogni volta che il nevrotico si sente costretto a fare qualcosa.

La seconda forma di movimento si manifesta con l'atteggiamento ristretto: il nevrotico avanza, ma esita. Un esempio di questo è la balbuzie. Qualsiasi problema può essere affrontato con un "approccio balbettante". Questa esitazione può portare a rimandare la soluzione dei problemi per mezzo dell'insonnia. Il paziente con questo sintomo è così stanco che può risolvere il suo compito solo in modo incerto. La fatica è uno dei principali sintomi della nevrastenia. Nell'agorafobia, il nevrotico ovviamente dubita di risolvere il suo problema senza l'assistenza di un'altra persona.

La terza forma di movimento caratteristica di tutti i sintomi nevrotici consiste nel girare attorno alla soluzione di un problema e al rifugiarsi in un terreno di lotta di minore importanza. Questo è particolarmente evidente in una nevrosi compulsiva. Il paziente crea una forza opposta che si contrappone alla compulsione delle esigenze sociali. Nel fare ciò, si limita a posporre la soluzione dei suoi problemi. Come ad esempio nella coazione a lavarsi.

La quarta forma di movimento, la più complicata e sorprendente, la potrei chiamare "una strada molto stretta". La persona non desiste del tutto dal risolvere un problema, ma ne affronta una parte ed elimina altre parti, in genere quelle più appropriate. Questo è il caso delle perversioni. Un'altra fase di questa stessa forma di movimento a volte porta a grandi risultati culturali.

Ogni individuo si avvicina alla meta di "superare una difficoltà" in modo diverso. Andando a formulare una diagnosi generale, possiamo riconoscere i tratti del dispotismo che è nascosto che mira a rendere l'altra persona schiava del paziente, come nella nevrosi d'ansia. Questi individui hanno imparato nella loro infanzia a costringere gli altri a salvarli spaventandoli. Un altro gruppo usa l'"alibi" come principale forma di movimento verso l'obiettivo di "superare una difficoltà". La loro tendenza ambiziosa diventa evidente quando li vediamo insistere sul loro punto di vista. Ad esempio, diranno: "Se solo potessi dormire, sarei il primo o tra i primi". Ma si accontentano di avere questo alibi. Certo, non tutti presentano quell'alibi in una forma così facilmente comprensibile; pertanto, dobbiamo tenere conto dell'intero atteggiamento di un paziente nei confronti dei suoi problemi. In un terzo gruppo, gli individui creano ideali fittizi al loro interno. Tali neurotici, ad esempio, sono orgogliosi di quanto hanno ottenuto nonostante la loro nevrosi.

Voglio sottolineare ancora una cosa: nei processi psichici le singole sfere non sono separate come ipotizzano alcune scuole di psicologia. In nessuna area troviamo solo il lato emotivo o mentale, solo l'azione o la volontà. Il processo psichico comprende l'intero individuo. Quando ne osserviamo una parte, dovremmo sforzarci di cercare anche il resto. Quindi, se un individuo ci racconta i suoi primi ricordi d'infanzia, potremmo cogliere da questi gli aspetti mentali, emotivi e attitudinali, ma solo in un secondo tempo potremo comprendere l'unità della sua personalità. In virtù della nostra esperienza possiamo, con tutte le dovute precauzioni, constatare il valore dinamico degli aspetti mentali, emotivi e attitudinali come movimenti diretti verso, o determinati da una meta, che per l'individuo, ha il significato di assicurargli ciò che considera la sua posizione nella vita. In questo modo, possiamo comprendere questi movimenti orientati alla meta come gli sforzi dell'individuo per assicurarsi ciò che egli interpreta, o interpreta in modo distorto, come un successo, o come il proprio modo di superare una situazione di minus al fine di ottenere una situazione di plus.

In questo modo, arriviamo alla seguente rappresentazione della struttura della nevrosi: tutti i sintomi nevrotici sono delle salvaguardie degli individui che non si sentono adeguatamente attrezzati o preparati per i problemi della vita, ma invece hanno in sé una semplice considerazione passiva del sentimento e dell'interesse sociale. Questa considerazione diventa evidente quando prendono in esame e sfruttano il sentimento sociale degli altri. Non appena impariamo a riconoscere il significato di questo atteggiamento, ci rendiamo conto che in ogni nevrosi ci occupiamo dell'individuo viziato o dell'individuo che non è diventato un essere cooperativo perché nella sua prima infanzia è stato addestrato a utilizzare i servizi di altri per la soluzione dei propri problemi.