Meta finale finzionale

Sviluppato da Henry T. Stein, Ph.D.

Le seguenti citazioni adleriane classiche provengono dagli archivi del progetto di traduzione adleriana presso l'Alfred Adler Institute di Northwestern Washington (AAINW / ATP). Opere selezionate di Alfred Adler, Kurt Adler, Lydia Sicher, Alexander Mueller, Sophia de Vries, Anthony Bruck, Erwin Wexberg, Alexander Neuer, Sophie Lazarsfeld, Ida Loewy, Ferdinand Birnbaum e altri adleriani classici sono state raccolte, tradotte, modificate e convertite in testo elettronico. Tutto questo materiale è protetto da copyright e non può essere riprodotto senza il consenso espresso del Dr. Stein all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Alfred Adler:

"Ogni attività psicologica mostra che la sua direzione è guidata da una meta predeterminata. Però, non appena ha inizio lo sviluppo psicologico di un bambino, tutte queste mete di prova individuabili singolarmente, finiscono sotto il dominio della meta fittizia, una meta finale che si può considerare come definitiva. In altre parole, come un personaggio descritto da un bravo drammaturgo, la vita interiore dell'individuo è guidata da ciò che accade nel quinto atto della commedia.

Questa intuizione relativa a qualsiasi personalità che possa essere esaminata alla luce della Psicologia Individuale ci conduce a un pensiero importante: se dobbiamo comprendere la natura di un individuo, allora ogni manifestazione psicologica dovrebbe essere intesa e capita solo come preparazione per una meta particolare. Ognuno sviluppa una meta finale, consciamente o inconsciamente, ma essendo ignaro del suo significato. "

(Da una nuova traduzione di "Individual Psychology its Premises and Results" in The Practice and Theory of Indiviual Psychology, di Alfred Adler, negli archivi AAINW / ATP.

Kurt Adler:

"Per Adler, ogni pensiero, volontà, sentimento e azione di ogni persona era sempre diretto verso la meta che quella persona si era costruita come ideale di quello che avrebbe dovuto essere, di quello che le altre persone avrebbero dovuto essere e di quali avrebbero dovuto essere i suoi rapporti con gli altri. Tutte le mete parziali e realistiche che una persona persegue seguono sempre quella linea, sono orientate in quella direzione e verso quella meta. Ed è questa meta, quindi, che determina il pensiero, il sentimento, la volontà e l’azione di una persona "

"Questo principio di orientamento verso la meta è diventato uno dei principi fondamentali della psicologia adleriana e della psicoterapia adleriana. Di conseguenza, un terapeuta adleriano si chiede, quando vede per la prima volta un paziente: dove vuole andare il paziente? Dove è diretta la sua azione o la sua mancanza di azione? Che cosa pensa di ottenere con i suoi sintomi? E quando il terapeuta avrà raggiunto una buona idea al riguardo, il suo paziente dovrà valutare col tempo e in modo graduale anche tutte queste idee. Questo deve dimostrare al paziente non solo la sua responsabilità per le sue azioni e per i suoi sintomi, ma fargli anche capire che solo lui può apportare cambiamenti, che solo lui può realizzare una cura".

(Da "Socialist Influences on Adlerian Psychology", di Kurt A. Adler, New York, 19 ° Congresso internazionale di psicologia individuale Budapest, Ungheria, 1 - 5.1993 agosto, negli archivi AAINW / ATP.

Alexander Mueller:

"La teoria della Psicologia Individuale dell'orientamento verso la meta delle manifestazioni spirituali-mentali e fisiche è necessaria per comprendere il problema della responsabilità dell'uomo.

‘Ogni manifestazione dello spirito, se serve a fornirci una comprensione della persona, può essere vista solo come una preparazione per raggiungere una meta’ (Adler). Guardiamo all’uomo come ad un'unità e come orientato verso la meta; tutti i suoi poteri spirituali sono al servizio dell'idea guida, la percezione della meta.

Proprio per guidare la sua esistenza, l'uomo deve stabilire delle mete. La necessità per l'uomo di scegliere e di decidere può essere compresa solo alla luce delle mete raggiungibili. La domanda si pone anche per l’ambito psichico - spirituale: Cosa vuole essere una persona? In quale direzione lotta? Le mete che persegue non possono essere slegate dalla sua opinione. Stabilisce le sue mete in relazione all’opinione che ha di sé stesso, dei suoi punti di forza, verso le altre persone e verso il mondo.

Proprio come l'atteggiamento di una persona può esserle nascosto, ovvero essere inconscio, così anche le sue vere mete. Questo può spesso condurre all'impressione che la psiche umana sia un terreno pieno di sforzi incoerenti, persino opposti. Sebbene l'unità della psiche non sia stata sufficientemente esplorata, l'esperienza ha dimostrato molto chiaramente: quando si viene dominati o posseduti da qualsiasi cosa percepita come estranea all'Io, l'uomo ne è resonsabile - "quando l'uomo si lascia dominare dalle sue passioni ... "(Berdyayev). Non siamo dominati da nulla, ma possiamo permetterci di essere imprigionati da qualcosa e di essere trasformati in un oggetto. In apparenza sentimenti, forze, influenze possono irrompere in modo autonomo nella nostra vita cosciente e rallentarla, paralizzarla o annullarla. Sembreranno opprimenti, perché l'uomo non può ammettere di essere posseduto da loro poiché sono contrarie al suo ideale di sé o minano i suoi sentimenti di autostima; o il suo comportamento e le sue azioni possono essere realizzati solo quando le mete sono lasciate nell'inconscio, nascoste ".

(Dalla traduzione di un manoscritto inedito, "Principles of Individual Psychology", di Alexander Mueller, negli archivi AAINW / ATP.)

Sophia de Vries:

"Riconoscere o spiegare uno stile di vita, non è sufficiente. Una persona deve sapere in quale direzione si muove il suo stile di vita - qual è la sua meta finale finzionale personale. Sappiamo molto bene che ogni movimento che una persona fa, psicologicamente, è orientato da una meta. Non fai un movimento estemporaneo, senza una meta. " (Da un seminario trascritto e registrato su nastro tenuto da Sophia de Vries il 3-5-80, negli archivi AAINW / ATP.)

"L'uomo viene sempre visto in movimento, costantemente lungo la sua strada. Di conseguenza sorge la domanda: "Dove sta andando?" Se sappiamo dove sta andando una persona, possiamo capire perché si sta muovendo nel modo in cui si sta muovendo. In altre parole: capiamo il suo comportamento ". (Da "Some Basic Principles of Adlerian Psychology", nello "Individual Psychology Bulletin", Vol. 9, 1951, negli archivi AAINW / ATP.)

"Ognuno si propone una meta finale finzionale che di solito è nascosta. Secondo la teoria adleriana, le persone che hanno sviluppato la consapevolezza sociale e l’interesse sociale, si prefiggeranno una meta che includa il benessere di altre persone - che sia utile, non solo a sé stessi, ma al genere umano. I pazienti hanno sempre una meta finzionale che serve solo a loro stessi. Sono preoccupati del proprio benessere ". (Da un seminario trascritto e registrato su nastro presentato da Sophia de Vries il 3-19-76, negli archivi AAINW / ATP.)

Franz Plewa

"È compito del terapeuta mostrare al paziente delle strade diverse da quella del suo vicolo cieco psicologico, e fargli vedere che, anche se raggiungesse la sua meta, in quel momento constaterebbe che si tratta di una meta sbagliata". (Da una traduzione di "The Dream as the Key of Character" (Der Traum als Schlüssel des Characters), una conferenza del Dr. Franz Plewa, presentata il 27 febbraio 1939.)

Karl Nowotny:

"Lo psicoterapeuta deve comprendere la vita interiore del suo paziente nella sua totalità. Deve scoprire la meta invisibile e latente, verso cui sono rivolte tutte le azioni e le espressioni. Se conosciamo la "linea guida" che sta portando il paziente alla sua meta finzionale, capiremo perché è in contrasto con "la logica della realtà". Pertanto, la terapia induce il paziente a rinunciare al suo sentimento di inferiorità errato e alla sua meta di vita irraggiungibile e a scegliere invece di adeguarsi alla sfida della realtà."

"Certamente, il paziente prima ci comunicherà i suoi sentimenti; ma per noi i sentimenti non sono argomentazioni, perché saranno sempre conformi alla meta finale del paziente. Questo è il motivo, perché li consideriamo sempre come qualcosa che col tempo dobbiamo interpretare."

(Da una nuova traduzione di "The Technique of the Individualpsychological Therapy", di Karl Nowotny, in "Handbuch der Individualpsychologie", a cura di Erwin Wexberg, 1926, negli archivi AAINW / ATP.)

Henry Stein

"Molte terapie aiutano i pazienti a correggere idee sbagliate e incoraggiano le persone a muoversi in direzioni più positive. Tuttavia, è il grado di precisione, nello scoprire una meta finale unica, nascosta e finzionale, che rende così efficace l'approccio Adleriano Classico. La meta finale finzionale agisce come principio organizzativo della personalità. Questo principio di un insieme che dirige le parti sembra essere semplice, ma applicarlo a ciascun caso singolo non è sempre così facile. La meta finale finzionale è normalmente nascosta e inconscia, ed è spesso mascherata da una contro-finzione fuorviante. Di solito, è necessaria l’esperienza dell’analisi di centinaia di casi esaminati in modo completo per avere una valutazione sufficiente della diversità e delle sfumature delle mete finali finzionali. Non sono sufficienti buone doti cognitive di analisi e di sintesi – occorre anche affinare un’empatia artistica e la capacità di fare delle ipotesi intuitive. Il piano di trattamento rischia di essere molto superficiale senza questa conoscenza, un po’ come soffiare via il fumo (i sintomi) senza spegnere il fuoco (la meta)". (Dalla trascrizione di una cassetta audio del corso di addestramento a distanza DT401: "Basic Case Study", negli archivi AAINW / ATP.)